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02/05/2023
Cultura e antropologia

Taoismo e Libertà
Taoismo e Libertà
“... debbo candidamente riconoscere di essere giunto alla conclusione che la più caustica critica della vita moderna in cui mi sia imbattuto da qualche tempo a questa parte sia quella contenuta negli scritti del dotto Chuang Tsu [...] Chuang Tsu è uno scrittore assai pericoloso, e la pubblicazione del suo libro in inglese, duemila anni dopo la sua morte, è evidentemente prematura...”

Oscar Wilde, recensione di Chuang Tsu: Mystic, Moralist, and Social Reformer (che è la traduzione dal cinese del Zhuang Zi a opera di Giles); la recensione uscì sullo “Speaker” dell'8 ottobre 1890

Il Taoismo, con il suo rifiuto delle istituzioni, con il suo approccio alchemico – curativo e con l’osservazione e il rispetto per la natura nelle sue vaste manifestazioni, potrebbe essere quanto mai utile da riscoprire per ampliare un concetto a noi caro: la libertà sia in relazione a ciò che come esseri unici desideriamo esprimere nel quotidiano sociale/lavorativo, nel rispetto degli altri esseri viventi, sia come mezzo spirituale/filosofico per arrivare a conoscere la nostra vera essenza.

Per descrivere meglio la libertà per il taoismo farò una breve presentazione per chi è a digiuno di cultura orientale e presenterò alcuni concetti secondo me basilari della filosofia Taoista come l’approccio al governo, quello di unità (o del tutto è uno) e di pace e di non giudizio (o accettazione delle diversità).

Per quanto riguarda il mio personale percorso di vita la conoscenza del taoismo, seppur non accademica, ha influenzato oggettivamente la mia modalità di pensare e relazionarmi al mondo portandomi ad elaborare un concetto di libertà che potessi concretizzare realmente.

Storicamente il Taoismo ha mantenuto una costante presenza che ha pochi eguali ed ha influenzato con il suo moto lento ma inesorabile intere culture e religioni come il Buddismo Chan, la seconda corrente più importante del Buddismo nel mondo.

Il taoismo si concretizza intorno al sesto secolo a.C. in quel periodo che ha contrassegnato le fondamenta dell’intera storia della civiltà umana definito “periodo assiale” dal filosofo tedesco K. Jasper. In questo arco di tempo che va dall’800 al 200 a.C., in cui sono sorte tradizioni religiose e filosofiche, in Cina con il Confucianesimo e il Taoismo, in India con Buddha, in Iran con Zaratustra, nel contesto ebraico con Geremia, Isaia ed Elia, oltre ai filosofi nella cultura classica greca.

Per la prima volta il sacro viene connesso all’idea di salvezza e si passa dalle religioni mitiche a quelle di salvezza. Scomparsa l’immagine del Dio-Re, emergono figure intermediarie riconosciute, capaci di cogliere l’essenza del trascendente e portarla agli altri uomini.

Questi aspetti di cambiamento radicale della concezione religiosa non coinvolgono mai il pensiero Taoista dove invece impera la ricerca dell’armonia tra umanità e natura, mantenendo un’aspetto che potremmo definire filosofico!

Nelle sue varie sfaccettature il taoismo ha dato un notevole contributo all’arte, alla musica, alla poesia, alla Medicina Tradizionale Cinese (MTC) e quindi alla cura e al benessere con una attenzione alle pratiche interne come la meditazione o alcune arti marziali fino allo studio della natura, delle piante e dei processi alchemici, arrivando in alcuni momenti storici anche ad orientare parzialmente le pratiche del governo.

Come riporta il filosofo Massimiliano Cabella:
“Il taoismo in Cina è stato altrettanto importante quanto il confucianesimo in alcuni periodi anche più influente della stessa Scuola confuciana, come ad esempio nel periodo delle Sei Dinastie (III-VI sec. d.C.) durante il quale i classici taoisti videro i loro migliori commentatori: Wang Bi relativamente al pensiero di Lao Zi e Guo Xiang relativamente a Zhuang Zi. Questi commentari divennero classici a loro volta e fecero luce sull'insegnamento, talvolta criptico, degli antichi maestri del primo taoismo filosofico. Tra questi è però solo nell'opera omonima di Zhuang Zi, che troviamo una filosofia completa e, infatti, la filosofia di Zhuang Zi insieme al commentario di Guo Xiang, è sempre stata considerata in Cina la principale fonte per lo studio del taoismo. Le loro opere costituiscono il cuore della letteratura taoista. Zhuang Zi fu non solo un filosofo ma anche un poeta. La sua filosofia, stando a Feng Youlan (Importante studioso e ricercatore e tramite tra la cultura d’oriente e d’occidente, ndr), è avvicinabile per contenuto a Spinoza, per stile espressivo a Platone. È stato infatti sempre considerato un classico sia dal punto di vista filosofico sia letterario” (tratto da ANARCHISMO E TAOISMO, Massimiliano Cabella, Ateneo degli Imperfetti, Mestre, 30 settembre 2017).

Taoismo e Governo

Il taoismo si è sempre opposto ai vari governi con le loro istituzioni che legiferano e regolamentano, pretendono di imporre una certa idea di bene comune oppure una certa interpretazione del mondo che sopprime l'infinita varietà delle cose e l'infinita molteplicità delle interpretazioni e delle opinioni.

Nelle parole di un suo primissimo autore leggiamo a proposito del governo:
“si deve lasciare il mondo a se stesso, essere tolleranti e non governarlo. Lo si deve lasciare a se stesso così che non ci si allontani dalla naturalezza. Bisogna essere tolleranti così che la virtù non venga alterata. Se nessuno si allontana dalla propria natura e ciascuno conserva la propria virtù, c’è forse bisogno di un governo?”

Riassumendo il pensiero di G. Aiello da un punto di vista politico il messaggio taoista è chiaro: se proprio le condizioni pretendono che si governi lo si faccia pure, sapendo che meno lo si esercita meglio è, con la consapevolezza che un vero equilibrio naturale si può avere solo senza potere politico.

Concetto di unità


“Il Tao è ovunque. Non v’è cosa in cui non ci sia…”

Essendo abituati ad una cultura che dai romani agli ultimi approcci colonizzatori odierni tende a rispettare il detto Divide et Impera (dividi e comanda), non è immediato confrontarci con una modalità di pensiero in cui non troviamo distinzioni ma ci rimanda costantemente alla semplice unità delle cose nelle sue vaste manifestazioni.

Una storiella sempre dello Zhuang Zi:

Dong Guo Zi chiese a Zhuang Zi: “Dove si trova il cosiddetto Tao?”
Zhuang Zi disse: “Non c'è cosa in cui non vi sia.”
Dong Guo Zi: “Fammi un esempio per persuadermi.”
Zhuang Zi: “Nelle formiche.”
“Ma come può il Tao stare in qualcosa di così basso?”
“E pure nella pianta del miglio.”
“Come? Più in basso ancora?!”
“E pure in un coccio di terracotta.”
“Come? Ancor più in basso?!”
“E pure negli escrementi!”
Dong Guo Zi a ciò non replicò. Zhuang Zi disse allora: “O signore, il tuo domandare non tocca la questione fondamentale. [...]

Il Tao è in ogni cosa, cercare di discriminare per trovarlo ci fa perdere di vista l’obiettivo. Possiamo utilizzare tre parole per descrivere il Tao: completo, onnipresente ed intero. Parole diverse che indicano l’identica realtà riferendosi alla vera Unità richiamata dall’autore.

Concetto di pace e guerra

Nella nostra recente storia siamo riusciti ad elaborare concetti fondamentali come il Divieto del ricorso alla forza: “I Membri devono astenersi […] dalla minaccia o dall’uso della forza, sia contro l’integrità territoriale o l’indipendenza politica di qualsiasi Stato […]” ( Statuto delle Nazioni Unite, 1945, cap. 1, art. 2, comma 4). Concetti, come possiamo vedere quotidianamente, totalmente disattesi! Il mondo “occidentale” ha una spesa militare strabiliante che dalla seconda guerra mondiale è andata a crescere di anno in anno, come possiamo pensare di lavorare insieme per la pace se non iniziamo a cambiare questo approccio?

Laozi, altro autore fondamentale nel panorama taoista afferma:

“quando il Tao è in auge i cavalli veloci sono mandati a concimare i campi
Quando il Tao è in declino i cavalli da guerra vengono condotti in prossimità dei conflitti
Non v’è errore più grave che assecondare la propria cupidigia”

Per poi continuare:

“le armi sono oggetti infausti, non strumenti del saggio, il quale le usa solo se non ha altra scelta
E poiché desidera quiete e pace non si fa gloria della sua vittoria.
Chi se ne compiace, gioisce nell’uccidere, chi gioisce nell’uccidere, non può reggere il mondo.”


Non si tratta di abbracciare il pacifismo tout court (…il saggio usa le armi se non ha altra scelta…) ma cambiare il paradigma per cui solo una parte ha ragione, smettere quindi di vedere tutto in maniera dualistica e fare una ricostruzione storica delle dinamiche aumentando quindi il livello di conoscenza e di comprensione.

Come traslare questi concetti nel nostro quotidiano?

Ampliare la nostra conoscenza anche a culture distanti ma con punti in comune con il nostro pensiero ci può rendere più sicuri e stabili nel nostro essere.
Ad esempio utilizzando pratiche meditative per attuare un processo di trasformazione intimo o interiorizzare il senso dell’Unità osservando e comprendendo le manifestazioni della Natura evitando di porci in una situazione di giudizio.

Come nella Spagyria occidentale si ripulisce la pianta da un corpo non utile, il caput mortum, che oltre a non servire potrebbe rendere difficile l’assimilazione, anche nella pratica taoista si tende a ripulire se stessi da preconcetti, schemi mentali dannosi, pratiche fisiche insalubri per arrivare ad un livello di presenza e connessione con il Tao (Dao) totale.

Spesso siamo distratti da informazioni convenzionali o complementari che creano un rumore di sottofondo confondendo il nostro obiettivo e facendoci percorrere la Via in un contesto di fitta nebbia colma di ansie e paure, rendendo il nostro viaggio verso la conoscenza non lineare.

Diventa sempre più urgente cercare delle modalità di pensiero ed azione che ci possano risuonare sia in senso pratico come la condivisione con uomini che hanno affinità con noi, sia in senso spirituale/filosofico per costruire le basi di una coscienza prima personale e poi collettiva base per creare qualcosa di veramente alternativo alla società di cui volenti o non siamo immersi.


andrea:bertini

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